Abusava di minori: in manette prete pedofilo nell’Ennese
È finito agli arresti domiciliari, dopo mesi di indagini, il sacerdote della Diocesi di Piazza Armerina, che a gennaio risultava indagato dalla Procura di Enna per violenza sessuale e atti sessuali con minorenni, reati di cui si era reso reo nel ruolo di guida spirituale. «Reati – a detta degli investigatori – aggravati dal fatto di essere stati consumati in danno di minori a lui affidati per ragioni di istruzione ed educazione alla religione cattolica». A far scattare l’attività investigativa la denuncia di un ragazzo, che ha raccontato alle Forze dell’Ordine di avere subìto le violenze del parroco poco dopo aver compiuto 16 anni. Il giovane ha, altresì, riferito che gli abusi si erano perpetrati fino ai 20 anni. Successivamente, nel corso delle indagini, è emerso che a risultare vittime degli stessi abusi fossero anche altri due ragazzini. La Procura di Enna ha, pertanto, invitato «le eventuali altre presunte vittime a denunciare». Le manette sono scattate a Ferrara ad opera della Squadra Mobile di Enna.
All’epoca dei fatti, tra il 2009 ed il 2013, don Luigi Rugolo era ancora un seminarista, tuttavia, gli abusi erano proseguiti anche dopo la sua ordinazione sacerdotale. Il vescovo di Piazza Armerina ne aveva allora disposto il trasferimento nel Ferrarese, dove il parroco aveva fondato un’associazione di 300 giovani, le cui mamme, dopo il dilagare dello scandalo, si sono rese promotrici del “Comitato per don Rugolo” in sua difesa e contro le «indicibili ed inaccettabili» investigazioni a suo carico, nonché in opposizione agli esisti della inchiesta.
Prima di sporgere denuncia, il giovane aveva segnalato la questione ad altri sacerdoti ed al vescovo della Diocesi di Piazza Armerina. Da lì, il trasferimento del sacerdote che – si era detto in via ufficiale – avrebbe dovuto seguire un dottorato. Il giovane aveva anche scritto al Papa, fino in ultimo a giungere alla determinazione di riferire la vicenda alla Polizia. Iter doloroso per il ragazzo, che ha ricevuto il costante supporto della famiglia. Molto utile, per la verifica dei racconti e degli elementi di rilievo, l’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile. Sono stati sentiti i potenziali testimoni e decine di persone informate sui fatti, ed eseguite perquisizioni ed intercettazioni. Notevole anche il contributo della Polizia Postale che ha compiuto il sequestro di numerosi computer, supporti di memoria e smartphone, poi duplicati da un consulente tecnico, nominato dalla Procura, ed analizzati dalla Squadra Mobile di Enna.