“Amministratori sotto tiro”: il X° Rapporto di Avviso Pubblico
Non soltanto difficoltà economiche da affrontare ma anche aggressioni da fronteggiare. Gli amministratori locali si ritrovano a dover affrontare la media di 36 intimidazioni al mese. In altri termini, una intimidazione ogni 20 ore. È l’Avviso Pubblico ad aver censito, su tutto il territorio nazionale, ben 4.309 casi di minacce e aggressioni contro gli “operatori” della Pubblica Amministrazione. A tracciare il quadro il X Rapporto “Amministratori sotto tiro”, presentato giovedì 4 novembre 2021 in diretta streaming sui social, presente il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
Vincono per numero di casi le 4 regioni a tradizionale insediamento mafioso con 2.555 casi: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia. Poi Sardegna, Lazio, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto. Non vi è provincia italiana dove non si sia registrato almeno un atto intimidatorio, o di minaccia, dal 2011 al 2020. Prima in classifica Napoli e provincia, seguono Cosenza e Reggio Calabria. Roma al 5° posto, al 15° Milano, la prima del Nord.
«In molti pensavano ad un esperimento destinato a durare poco, ritenendola una questione prettamente meridionale, limitata alle regioni a tradizionale insediamento mafioso». Così Roberto Montà, sindaco di Grugliasco (Torino) e presidente di Avviso Pubblico: «Il caso Amministratori sotto tiro – ha spiegato – coinvolge l’intero territorio nazionale, nessuna regione esclusa, e non è limitato alla sola sfera criminale, ma investe il rapporto tra cittadini e politica, influenzato dalle condizioni socio-economiche dei territori».
È emerso che «la maggioranza degli amministratori locali è composta da persone perbene e capaci, animate da spirito di servizio, che vengono colpite perché si impegnano a ripristinare la legalità violata, a portare trasparenza negli uffici pubblici, a tutelare i beni comuni. Donne e uomini che vanno sostenuti, incoraggiati e non lasciati soli».
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Ogni volta che un amministratore locale viene minacciato e intimidito diventiamo tutti un po’ meno liberi, perdiamo una parte della nostra libertà. A seguito delle proposte emerse vi anticipo – ha comunicato – che sono state avviate interlocuzioni con il ministero dell’Economia proprio per prevedere un veicolo normativo che possa consentire la copertura finanziaria necessaria a creare un Fondo di una durata triennale. Il Fondo potrebbe rappresentare un segno tangibile anche al mondo delle autonomie soprattutto per i giovani amministratori. Abbiamo inoltre avviato un approfondimento tecnico-giuridico con gli uffici del ministero della Giustizia per accendere un faro anche sul versante repressivo degli atti intimidatori».
Si sta pensando anche di avviare attività formative per il prossimo anno. Il ministro: «Bisogna educare i giovani alla democrazia e alla libertà. In questo il ruolo del ministero dell’Istruzione avrà un ruolo strategico e per questo abbiamo ritenuto fondamentale coinvolgerli direttamente nella costruzione del percorso che sarà avviato nei prossimi mesi»
Un calo, nel 2020, con il Covid-19 “ospite” fisso in tutta Italia. In 89 province, ben 465 gli atti intimidatori (minacce e violenze) contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione (-17% rispetto al 2019, cioè 559). Per la terza volta nella storia di questo Rapporto, precedentemente condotto nel 2017 e nel 2019, gli atti intimidatori si sono registrati in tutte le regioni, nessuna esclusa. Il periodo che va da marzo a giugno, solitamente coincidente con la campagna elettorale, fa spesso registrare un picco di atti intimidatori che lo scorso anno non si è palesato. Nel 2020, i casi censiti sono stati 169, mentre furono 199 nel 2019 e 210 nel 2018. Per il quarto anno consecutivo la Campania ha il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 85 casi censiti (furono 92 nel 2019). Seguoni Puglia e Sicilia a quota 55 in evidente calo rispetto al 2019, rispettivamente del 23 e del 17 per cento. In discesa anche la Calabria (38 casi rispetto ai 53 del 2019), che è al 4° posto. Si conferma regione più colpita del Nord con 37 casi (9 in meno del 2019), seguita dal Lazio (con fissi 36 casi). La top ten: Veneto (30 casi, uno dei pochi territori in aumento), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna (21). Va al Sud Italia il 57,5% del totale dei casi (267). In particolare, il 41,1% dei casi nel Sud e il 16,4% nelle Isole. In aumento del 3,5% sul totale rispetto al 2019 il Centro-Nord con la percentuale del 42,5% (198 casi).
Nel 2020, il primo strumento per fare prevenire a destinazione minacce atte a spaventare sono stati i social network. Il Covid-19 ha influito anche sulle intimidazioni e le aggressioni che giungono da cittadini comuni. Nel 2020 gli episodi sono stati 168, il 36% del totale (erano il 29% nel 2019). Ben il 42% ha riguardato episodi scaturiti dalle restrizioni imposte dalla pandemia, mentre il 22% deriva dal malcontento di una scelta amministrativa sgradita. Il 12% rivela casi di estremismi di entrambe le sponde politiche. L’11% origina da un disagio sociale. Nel 2020, il 14,4% degli atti intimidatori (67) si sono verificati in 41 Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa. Dal 2016, sono stati in totale 346 (13,4%) dal 2016 al 2020) con 121 Enti locali (Comuni e Municipalità) coinvolti. Negli ultimi cinque anni la percentuale rilevata è del 45%.