Che spettacolo le coccinelle dell’Etna
L’Etna ritorna a far parlare di sé e, questa volta, non per le sue spettacolari eruzioni bensì per il gioco di colori e di meraviglia che suscita la presenza delle coccinelle al risveglio dal loro letargo invernale. Il ‘Gigante buono’ costituisce l’habitat ideale per la riproduzione degli amatissimi insetti rossi a pois neri, che in numerosi decidono di trascorrere l’estate su quelle vette, dai 1.900 ai 2.100 metri d’altezza. Le stesse specie scelgono il monte asiatico, l’Himalaya, a quota 4.500 metri.
Le migrazioni degli insetti, e fra questi i coccinellidi giovani adulti in fase pre-riproduttiva, avvengono anche per tratte molto lunghe alla volta di luoghi idonei a contenere il dispendio energetico ed in grado di offrire ripari durante l’inattività. Questo accade quando la primavera finisce e negli areali nativi si concludono le infestazioni di Afidi. Grazie alla lunga resistenza al volo, nei mesi di maggio e di giugno, i “fortunati” insetti utili alla lotta biologica si trasferiscono sull’Etna, risalendo da quota 2.000 fino a 2.800 metri s.l.m.m. per poi, in autunno, scendere, non tutti, a svernare a quote più basse.
Le coccinelle che decidono di aspettare la primavera sul Monte etneo per tutto l’intero periodo invernale, sopravvivono nutrendosi delle spore di polline e degli artropodi portati dal vento, nelle giornate assolate e durante le ore più calde. Nei periodi di particolare rigidità climatica, è facile vederle a gruppi di 10- 15, sulle masse laviche nerastre, tutte vicine tra loro ed immobili, indisturbate anche al passaggio dei turisti.
Risale al 1878 la prima segnalazione della loro presenza sulla montagna etnea. All’epoca, tantissimi furono gli esemplari avvistati aggrappati ai blocchi di lava. E ancor prima, invece, negli anni ’60, proprio sull’Etna alcuni coltivatori ne raccolsero in numerosi esemplari per introdurli negli agrumeti come “sentinelle” per la lotta biologica agli Afidi infestanti.