Commercianti e ristoratori sul piede di guerra
“Adesso è arrivato il momento di agire, abbiamo dato supporto alle nostre aziende, abbiamo parlato con il Capo del governo, con i Ministri, con i Presidenti delle Regioni di tutta Italia, con sindaci e assessori, ma i risultati sono stati sempre pochi e deludenti. Adesso basta. Il 13 Aprile terremo l’Assemblea Generale a Roma. Saremo davanti al Palazzo del Governo per dire basta: vogliamo date certe per la ripartenza. Verremmo da tutta Italia, tutte le Fipe provinciali, a Roma, in piazza per il futuro delle nostre aziende, per la nostra dignità, per il nostro lavoro, per le nostre famiglie, per i nostri collaboratori, per le nostre aziende”. Così il presidente regionale di Fipe Confcommercio, Dario Pistorio.
La Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, torna in piazza per dare volto e voce all’esasperazione di un settore in ginocchio. L’appuntamento è a Roma, il 13 aprile prossimo.
“Da mesi Fipe diffonde incessantemente la voce e i bisogni delle imprese del settore sui media, presso le istituzioni e sui territori. Sentiamo però la responsabilità di dare un segnale forte e pubblico davanti all’ultimo decreto del Governo – spiega il presidente Lino Enrico Stoppani – che rinvia nuovamente la riapertura dei ristoranti e dei bar ad eventuali decisioni del Consiglio dei Ministri. Non si può continuare a lanciare la palla in avanti, perché le imprese non sono in un campo di gioco, ma in una palude, dove sprofondano ogni giorno di più, mentre gli indennizzi non bastano certamente a risollevarle. L’incertezza ha ormai un peso economico e psicologico insostenibile per decine di migliaia di imprese serie che hanno bisogno di programmare per tempo la loro attività. Possiamo riaprire ed assumerci l’impegno di farlo in sicurezza, tra distanziamenti e rafforzamento dei protocolli. Viceversa, senza prospettive certe e credibili e lo sforzo di costruire insieme una soluzione, si finisce nel caos”.
Se nella manifestazione di ottobre il disagio era stato espresso apparecchiando simbolicamente tavole vuote nelle piazze d’Italia, stavolta si è scelto di convocare direttamente in piazza l’Assemblea Straordinaria della Federazione. L’obiettivo è chiedere direttamente al governo, e alla politica in generale, un impegno preciso: una data della ripartenza e un piano per farlo in sicurezza. “Sarà una forma di protesta ordinata e costruttiva, coerente con lo stile di una Federazione che ha sempre cercato un confronto con le istituzioni, rifuggendo populismi, polemiche e strumentalizzazioni e che oggi vuole dare un altro segnale forte”, rivendica Fipe.
Una manifestazione che certamente sarà ben diversa da quella che si è tenuta sempre a Roma nella giornata di martedì 6 aprile.
Sono infatti avvenuti tafferugli in piazza Montecitorio tra diverse categorie di lavoratori, che reclamavano il loro diritto di lavorare, a causa dai DPCM che si sono succeduti nel corso del 2020 e 2012 e che hanno decretato e tuttora decretano la chiusura di diverse attività tra le quali i ristoranti, bar, negozi e titolari di altre attività commerciali. Centinaia, migliaia di commercianti e imprenditori che sono ridotti allo stremo, i cui rappresentanti nella capitale hanno gridato in coro “Siamo imprenditori, non delinquenti”.
Le Agenzia di stampa hanno riportato che “La polizia ha effettuato diverse cariche quando i manifestanti hanno tentato di forzare il cordone delle forze dell’ordine. Tra i manifestanti che hanno dato vita al sit in davanti alla Camera si sarebbero infiltrati diversi gruppi di estremisti con l’obiettivo di strumentalizzare il disagio sociale e far salire la tensione. E’ la lettura che arriva da fonti investigative che in queste ore stanno ricostruendo quanto avvenuto in piazza Montecitorio. La situazione, viene fatto notare, non è cambiata da qualche mese fa quando l’allora capo della Polizia Franco Gabrielli, in una circolare inviata a prefetti e questori, segnalava il rischio che gruppi di facinorosi approfittassero del malumore dei settori più colpiti dalle chiusure, per far salire la tensione.”
Tra i manifestanti un uomo vestito come l’appartenente al movimento Q-Anon che fece irruzione nel Congresso degli Stati Uniti a Washington.