Concessioni demaniali marittime: Italia in ritardo sulla direttiva Bolkenstein

La Commissione europea il 3 dicembre 2020 ha inviato all’Italia una missiva di costituzione in mora per il mancato rispetto della direttiva Bolkenstein per quanto riguarda la parte che riguarda le concessioni demaniali marittime. Dunque il Governo avrebbe dovuto fornire una risposta entro 60 giorni, e, cioè non oltre il 3 febbraio. Certamente non è stato il primo richiamo dell’Ue, che adesso su questa questione potrebbe decidere di deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea. Infatti nel 2018 il nostro paese ha deciso di prorogare le concessioni fino al 2033 e la scorsa primavera, con il decreto rilancio, la proroga è stata confermata, “sempre che si possa fare a meno del principio generale più volte ribadito nel nostro ordinamento che dispone la disapplicazione delle norme interne quando sono in contrasto con il diritto comunitario”, afferma Angelo Dimarca di Legambiente.
Adesso si resta in attesa per capire come finirà questo contrasto tra Italia e Ue, che ormai si trascina da parecchi anni. Per quanto riguarda la Sicilia che possiede 1.300 chilometri di costa si fa presente che ha approvato nel dicembre 2019 le nuove norme sul demanio marittimo, con i decreti attuativi sono del maggio successivo, e che confermano il meccanismo della proroga al 2033, come aveva fatto la legge nazionale del 2018, e facendo prorogare al 28 febbraio di quest’anno la presentazione della richiesta che avviene con la trasmissione di una domanda sul portale dell’amministrazione.
“Non si è trattato di un mero recepimento della norma nazionale del 2018 – afferma l’assessore al Territorio Toto Cordaro – perché abbiamo introdotto alcuni criteri stringenti: il certificato antimafia, il Durc e il pagamento di tutte le rate pregresse del canone demaniale”.
Da queste concessioni si ottiene un gettito che proveniene dai canoni che nello scorso anno ha raggiunto la cifra di 10,5 milioni e si ricorderà che nel 2020 i concessionari sono stati esentati dal pagamento a causa dell’emergenza sanitaria e anche per quest’anno, in Sicilia, pagheranno la metà. Allo stato attuale oggi le richieste di proroga delle concessioni sono 2.222 e si pensa che a fine mese saranno circa 3.000.
Trent’anni fa nel 1989 sono state determinate le tariffe per le concessioni dal governo nazionale e che, con una divisione in quattro fasce, si possono modificare al rialzo in percentuali del 5, 7 e 10%. Sono sicuramente cifre assai esigue che conducono a ulteriori paradossi in cui si registrano sperequazioni inaccettabili tra spiagge frequentatissime e quelle meno affollate che spesso pagano di più. In tale contesto la questione delle concessioni dovrebbe andare di pari passo con l’approvazione, da parte dei Comuni costieri, del Piano di utilizzo del demanio marittimo (Pudm),che è una sorta di Prg delle spiagge. Doveva essere previsto previsto dal 2005 e tuttavia l’unico ente che finora l’ha approvato è il Comune di San Vito Lo Capo.Poi durante l’esame della legge regionale del 2019,le forze di opposizione al governo Musumeci sollevarono la questione del Pudm, mettendo in evidenza la necessità di legare a questo strumento di regolamentazione il rilascio delle nuove concessioni e, quindi, anche l’approvazione delle proroghe.