Contro la schiavitù, la lettera di Garibaldi a Lincoln
Nel mentre era in corso la guerra civile americana che vedeva contrapposti gli stati del nord e del sud, Giuseppe Garibaldi volle inviare un messaggio di solidarietà politica ad Abramo Lincoln mentre era impegnato in quella difficile guerra. Così Garibaldi scrive a Lincoln da Caprera il 6 agosto 1863:
“Se in mezzo al fragore delle vostre titaniche pugne, può giungervi ancora la nostra voce, lasciate, o Lincoln, che noi, liberi figli di Colombo, mandiamo una parola d’augurio e di ammirazione alla grande opera che avete iniziato. Erede del pensiero di Cristo e di Brown, voi passerete alla posterità col nome di emancipatore; più invidiabile d’ogni corona e di ogni umano tesoro. Una razza intera di uomini, aggiogata dall’egoismo al collare della schiavitù, è per voi, ed a prezzo del più nobile sangue americano, restituita alla dignità dell’uomo, alla civiltà ed all’amore. L’America, maestra di libertà ai padri nostri, apre nuovamente l’era solenne dell’umano progresso, e mentre sbalordisce il mondo coi suoi giganteschi ardimenti, fa tristemente pensare, come questa vecchia Europa, la quale agita pure si gran causa di libertà, non trovi ne intelletto, ne cuore per uguagliarla. Mentre gli epuloni del dispotismo intuonano la bacchica ode, che festeggia la caduta d’un popolo libero, lasciate che i liberi festeggino religiosamente la caduta della schiavitù, arcani paralleli della storia, la rapina del Messico e l’editto di Lincoln. Salute a voi, Abramo Lincoln, navicellaio della libertà; salute a voi che da due anni combattete e morite intorno al suo stendardo rigeneratore; salute a te redenta, camitica stirpe, i liberi uomini d’Italia, baciano i solchi gloriosi delle tue catene.”