Crocetta e Montante accusati di corruzione

Tra le tredici persone che hanno avuto notificato dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta un avviso di conclusioni indagini, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, ci sono anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta e l’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.
Le accuse sono in generale di associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione e accesso abusivo al sistema informatico.

In particolare, Rosario Crocetta è indagato per corruzione in atti contrari a un dovere d’ufficio. Secondo l’accusa avrebbe assecondato gli interessi di Montante nominando, proprio su sua indicazione, i due assessori Lo Bello e Vancheri. Così facendo, Crocetta avrebbe asservito “gli apparati dell’amministrazione regionale sottoposti, direttamente indirettamente ai suoi poteri di indirizzo vigilanza e coordinamento” agli interessi di Montante. Per Montante emergono altre accuse per corruzione simili a quelle per cui ha già subito una prima condanna.

Oltre a Crocetta e Montante sono indagate anche gli ex assessori regionali della “giunta Crocetta” Maria Lo Bello e Linda Vancheri, l’ex capo centro della Dia di Palermo Giuseppe D’Agata, l’ex capo della Dia Arturo De Felice, il vice questore in servizio allo scalo di Fiumicino, Vincenzo Savastano e l’ex capo centro della Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia.

“Esattamente due anni fa, il 19 marzo 2019, la commissione antimafia approvava la relazione sul”sistema Montante”. Lo ricorda il Presidente Claudio Fava, che sottolinea come “nelle pagine di quella relazione veniva plasticamente ricostruito un sistema pervasivo che piegava la macchina amministrativa e il Governo della regione siciliana agli inqualificabili interessi di pochissimi. Le conclusioni della nostra relazione sono oggi confermate dalla procura di Caltanissetta, punto per punto, responsabilità per responsabilità: il governo Crocetta è stato l’esecutore della volontà di un gruppo di potere parallelo che per anni ha delegittimato regole, norme e prassi parlamentare”. “Per una volta – conclude Fava – la politica ha saputo anticipare il lavoro, meritorio, delle Procure. Per taluni erano solo gossip, per noi è stato il frutto di mesi di indagine, di riscontri documentali, di testimonianze acquisite. Un lavoro di cui oggi possiamo andare orgogliosi”.