Il disastro ecologico nella vallata del torrente Pace a Messina
Ieri mattina, in compagnia della consigliera nazionale e co-portavoce regionale dei Verdi Raffaella Spadaro, ci siamo recati di buon’ora presso il torrente Pace, a Messina, per monitorarne da vicino la situazione ambientale.
A poche centinaia di metri dalla litoranea, in uno dei luoghi più belli della città peloritana, quello che abbiamo scoperto e trovato ci ha lasciato davvero esterefatti, una situazione davvero incredibile.
Incredibile sopratutto la noncuranza e il degrado al quale questa vallata è sottoposta ormai da anni, abbandonata a se stessa, e violentata da evidenti abusi edilizi, discariche illegali di rifiuti altamente tossici, montagne sventrate dalle cave presenti e da una piattaforma di trasferenza che secondo la Spadaro evidenzia notevoli criticità.
Ma andiamo con ordine: Il greto del torrente Pace
La nostra prima tappa, in questo infernale tour, è stata il greto del torrente Pace e, come potete vedere dalle immagini, abbiamo riscontrato un disastro ambientale di ciclopiche dimensioni.
Ci troviamo tra la discarica di Portella e la piattaforma di trasferenza della Messinaservizi. Rifiuti speciali altamente tossici come amianto, bidoni di oli e idrocarburi e decine e decine di tonnellate di materiali inerti, anche recentissimi, sono disseminati lungo il greto e la fiancata del torrente. Inquietante come questo succeda sotto l’occhio vigile delle telecamere della città metropolitana di Messina, come ben segnalato dall’evidente cartello affisso.
Seconda tappa: La discarica di materiale ferroso e il tubo di raccolta del percolato
Dopo avere documentato la situazione del torrente, ci siamo fermati un centinaio di metri più sotto per altre fotografie e riprese dell’incredibile soluzione della raccolta del percolato della discarica di Portella; un tubo di gomma che raccoglie il percolato e che va a finire alla piattaforma di Pace per essere raccolto e poi smaltito. Peccato che questo tubo sia sottoposto all’incuria del tempo e degli agenti atmosferici e in alcuni punti già coperto dai rifiuti, con il gravissimo rischio di assistere, in caso di rottura o danneggiamento con sversamento del percolato nel torrente, ad un disastro ambientale di proporzione bibliche nelle acque dello stretto.
Il fato, o destino che dir si voglia, ha voluto che, finito con il tubo del percolato si sia passati, di fronte, a fotografare e constatare lo sventramento delle colline prospicienti da parte delle cave di materiale sabbioso.
Attraverso la rete che recinta l’ingresso ad una di queste cave, è stato impossibile non notare la presenza di un deposito di materiali ferrosi, nel quale spiccavano pezzi di auto, bidoni di oli, coperture di capannoni, una colonnina di rifornimento degli anni 80 e rifiuti metallici vari.
Invitati veementemente ad allontanarci da alcuni operai presenti in loco perchè troppo curiosi, onde evitare ogni possibile dissidio, siamo risaliti, fino ad incrociare una pattuglia di vigili urbani, al comando dell’ispettore Peditto, impegnata in un controllo del territorio con i droni.
La combattiva ambientalista e compagna di avventura, Raffaella Spadaro, informava i vigili della vicenda e della triste scoperta, che seduta stante ci invitavano ad accompagnarli sul posto.
Gli stessi vigili, una volta entrati, provvedevano immediatamente a contestare, all’ amministratore della cava prontamente accorso in loco, la presenza del materiale inquinante e, procedevano al sequestro dell’area sotto il comando del sopraggiunto Ispettore Visalli.
Terza tappa: la piattaforma di trasferenza della Messinaservizi
Approfittando, ma con il permesso dell’amministratore della cava, della privilegiata posizione in cui ci trovavamo, abbiamo potuto filmare e notare quelle criticità della piattaforma di trasferenza delle Messinarvizi (la partecipita del comune di Messina che si occupa della raccolta dei rifiuti) che, secondo la Spadaro, si traducono in: “il servizio di trasferenza che viene effettuato dai piccoli mezzi che effettuano la raccolta dei rifiuti indifferenziati urbani si svolge presso un terreno che viene definito piattaforma di trasferenza. Questo servizio avviene grazie ad un’ordinanza (ex ordinananza art.191), però per legge questi luoghi devono avere determinate caratteristiche, onde evitare il possibile sversamento di sostanze inquinanti e in particolare in questo torrente, perchè potrebbero, durante il trasferimento dei rifiuti inquinare le cosidette matrici ambientali: Aria, acqua, terreni, falde acquifere e altro ancora. Tutto questo viene descritto nelle prescrizioni che sono state date dalla città metropolitana in merito allo svolgimento del servizio e perfettamente descritte. Prescrizioni che ho visto con i miei occhi non essere state ottemperate, perchè manca la rete sui rifiuti che ne impedisce la volatilizzazione, la pavimentazione che dovrebbe mantenere l’assoluta impermiabilizzazione del terreno è presente, ma non sappiamo se la grata di raccolta, che dovrebbe contenere l’acqua che passa attraverso i rifiuti, sia in questo momento presente o funzionante perchè è assolutamente visibile uno strato di fango e acqua a terra di un certo spessore che ne rivela l’assenza o il non funzionamentom facendo si che queste acque si possano riversare nel torrente limitrofo. Tra l’altro abbiamo visto che questa attività si svolgeva anche nelle aree limitrofe alla piattaforma, non sappiamo se quest’aria sia stata ampliata ma ,di sicuro, anche se lo fosse, si svolge su una base terrosa e non impermiabile e quindi non a norma. Infine ho potuto constatare che nell’operazioni di trasferenza, i tir che poi conducono i rifiuti alla discarica, fanno delle operazioni di manovra che comportano l’attraversamentento del ponte e quindi del torrente sostante, senza la prescritta rete di protezione, il che rappresenta un ennesimo rischio di contaminazione ambientale.“
Tutto questo è avvenuto nell’arco temporale di un paio di ore, lasciandomi poi un profondo malessere interiore per lo stupro indecente del territorio in cui sono nato e vissuto. Una violenza perpetuata con inaudita ferocia da chi, per un mero interesse economico o di connivenza, sta distruggendo una delle vallate più incantevoli di Messina mettendo a serio rischio la salute di chi vive li vicino e quella di chi usufruisce di questi luoghi, come i bagnanti delle sottostanti spiaggie, e della fauna ittica che poi finisce nel ciclo alimentare.





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