Sicilia zona arancione: Musumeci decisione irragionevole. Cateno De Luca: assessore Razza dimettiti, presidente sei inconcludente!
Un più che mai battagliero Cateno De Luca, sindaco di Messina, chiede a gran voce le dimissioni dell’assessore alla sanità Razza. Secondo il sindaco messinese l’inserimento della Sicilia in zona arancione risiederebbe nel fatto che:
“L’andamento della curva epidemiologica ci pone al tredicesimo posto, cioè il virus in Sicilia circola molto di meno rispetto a dodici regioni come ad esempio il Lazio la Campania e la Liguria (inserite invece nella zona gialla).Ovviamente questa è la conferma che il sistema sanitario siciliano e’ strutturalmente al collasso perché in questi sei mesi poco o nulla si è fatto per incrementare i posti letto nei reparti covid e nella terapia intensiva, nonostante i soldi messi a disposizione del governo Conte.Avevo già lanciato l’allarme una settimana fa. Ci hanno risposto con chiacchiere, proclami e scaricabarile. Purtroppo, da venerdì migliaia di imprenditori non potranno alzare la saracinesca!”
“CHIEDO UFFICIALMENTE LE IMMEDIATE DIMISSIONI DELL’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ RUGGERO RAZZA E LE SCUSE IMMEDIATE AI SICILIANI DA PARTE DELL’INCONCLUDENTE PRESIDENTE NELLO MUSUMECI.PER COLPA DELLA POLITICA SICILIANA ORA ARRIVERÀ UNA ULTERIORE MAZZATA ALLA SICILIA ED AI SICILIANI!”
In merito al collocamento della sua regione in zona arancione, il presidente Nello Musumeci, criticando duramente la decisione del Governo nazionale, reputa ingiusta e irragionevole questa decisione, e dalla sua pagina ufficiale facebook dichiara quanto segue:
«La scelta del governo nazionale di relegare la Sicilia a “zona arancione” appare assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro della Salute Roberto Speranza, che ha voluto adottare la grave decisione senza alcuna preventiva intesa con la Regione Siciliana e al di fuori di ogni legittima spiegazione scientifica. Un dato per tutti: oggi la Regione Campania ha avuto oltre quattromila nuovi positivi; la Sicilia poco più di mille. La Campania ha quasi 55 mila positivi, la Sicilia 18 mila. Vogliamo parlare della Regione Lazio? Ricovera oggi 2.317 positivi a fronte dei 1.100 siciliani, con 217 in terapia intensiva a fronte dei nostri 148. Eppure, Campania e Lazio sono assegnate a “zona gialla”. Perché questa spasmodica voglia di colpire anzitempo centinaia di migliaia di imprese siciliane? Al governo di Giuseppe Conte chiediamo di modificare il provvedimento, perchè ingiusto e ingiustificato. Le furbizie non pagano». Così il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, criticando duramente la decisione del Governo nazionale.
Gli fa eco il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè: «Considerando che ci sono regioni che hanno il doppio o anche il triplo dei numeri dei nostri contagi, non capisco perchè siamo stati classificati come zona arancione e non gialla. Le motivazioni, qualora ci fossero, possono anche essere diverse, ma io e tutti i siciliani pretendiamo di saperle direttamente dal Presidente Giuseppe Conte. Non lo voglio neanche pensare – aggiunge Miccichè – che Lazio e Campania siano state classificate regioni gialle perché dello stesso colore politico della maggioranza che sostiene il governo nazionale. E, quindi, non voglio neanche credere che si tratti di marchette sulla pelle dei siciliani. O c’è stato un palese errore, o qualcuno dovrà spiegarci perché le regioni più colpite dal Covid sono quelle meno colpite dalle decisioni del governo. Conte questa volta venga in tv per spiegarci i veri motivi per cui ha deciso di fare morire la Sicilia».
Solleva perplessità anche il presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che afferma: “I comuni siciliani ritengono essere assolutamente prioritaria la salvaguardia del diritto alla salute. Ciò premesso, crea molti interrogativi l’affermazione del Presidente della Regione Siciliana che ha dichiarato di non essere stato sentito e di non aver potuto illustrare i dati della situazione in Sicilia. Per rispetto istituzionale di tutti e per quanto ci riguarda per rispetto istituzionale degli Enti Locali – aggiunge Orlando – chiediamo al Governo regionale di conoscere i dati forniti e chiediamo un immediato chiarimento da parte del Governo nazionale. Con pari forza si ribadisce la richiesta di adeguati e immediati interventi di ristori”.
In effetti, numeri forniti dalla Protezione Civile Nazionale alla mano, la Sicilia è all’ottavo posto come positivi totali e come positivi attuali, con un incremento di 1.758 unità su quasi cinque milioni di abitanti, cosa che la pone molto indietro non solo alla Puglia ma anche a Campania, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lazio.
Non più tardi di qualche giorno fa, esattamente il 31 ottobre, l’Istituto Superiore di Sanità diffondeva i dati relativi all’indice di contagio indicava che Piemonte e Lombardia avevano superato rispettivamente a 2.16 e 2.09. La Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta vicina al 2 (1.96). In altre 10 regioni italiane l’Rt aveva superato la soglia dell’1.5: la Calabria (1.66) l’Emilia Romagna (1.63), il Friuli Venezia Giulia (1.5), il Lazio (1.51), la Liguria (1.54), il Molise (1.86), la Provincia Autonoma di Trento Rt (1.5) la Puglia (1.65), l’Umbria (1.67) e la Valle d’Aosta (1.89). La Sicilia non era neppure in classifica con una soglia di 1.25.
La stessa fonte per quel che riguardava la pressione sulle terapie intensive precisava che la Sicilia con il 24,92% dei posti occupati era ben al di sotto della soglia di sicurezza. Senza considerare inoltre che negli ultimi giorni si è persino registrato un decremento dei ricoverati in intensiva.
Inoltre, di fronte ad un notevole aumento dei tamponi il numero dei positivi e dei ricoverati nei normali reparti ha subito un leggero decremento. A questo punto è lecito chiedere quali criteri abbia utilizzato il Governo nazionale per assumere la decisione di indicare la Sicilia come “Zona arancione”.
Un’ipotesi di risposta potrebbe essere il fatto che il colore della zona più che dal numero dei contagi possa venire determinato dalla situazione generale del sistema sanitario regionale valutata in base a tre parametri: possesso della capacità di monitoraggio; possesso della capacità di accertamento diagnostico; indagine e di gestione dei contatti; risultati relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.