Regione siciliana, grandi manovre in vista delle elezioni

«Le dichiarazioni del segretario della Lega Matteo Salvini non possono cadere nel silenzio. Di primo acchito verrebbe da dire che appaiono stravaganti per chi dovrebbe avvertire una responsabilità diversa, di guida della coalizione tutta. Capisco la volata da tirare al suo partito, ma dichiarare di volere il sindaco di Palermo, quello di Catania e il presidente della Regione non dovrebbe portare a prendere seriamente la pretesa. Tuttavia, per chi ha la mia storia, c’è un profilo non trascurabile: delegittimare il presidente della Regione eletto direttamente dai siciliani, mentre lavora in una fase storica di crisi, indebolisce l’istituzione e danneggia la Sicilia. Ho rispetto di tutte le forze politiche e non sarò certo io a dividere il centrodestra, ma non sono più disposto a tollerare ambiguità. Se la Lega vuole costruire una prospettiva alternativa a questo governo regionale si assuma la responsabilità di uscirne e ci ritroveremo certamente più uniti dopo, quando – fallita ogni velleitaria ipotesi di favorire la sinistra con una divisione tra noi – si comprenderà che la prospettiva di rinnovamento dell’Isola passa dagli uomini che hanno la responsabilità di favorire il cambiamento. Non si può continuare a stare in un governo e contemporaneamente lavorare per logorarlo». Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
Il leader della Lega, Matteo Salvini ha infatti “lanciato” il suo deputato regionale Nino Minardo come candidato alla Presidenza della Regione siciliana per la coalizione di centrodestra rivendicando anche le candidature a sindaco di Palermo e di Catania con Valeria Sudano.
«Dispotica. Non trovo migliore aggettivo per definire la reazione del presidente Musumeci che invita la Lega a uscire dal governo solo perché il nostro segretario nazionale Matteo Salvini, a precisa domanda ha risposto che La Lega ritiene di essere dotata di classe dirigente idonea ad amministrare le città più importanti e la stessa Regione Siciliana. E’ stato lo stesso Salvini a premettere che ogni riflessione va inquadrata nel rispetto dei ragionamenti con gli alleati”. Così Antonio Catalfamo, capogruppo all’Ars per la Lega Sicilia per Matteo Salvini Premier.
La lealtà della Lega in questa esperienza di governo non è in discussione – continua Catalfamo -, ma ciò non comporta che un partito in netta crescita in tutte le province ed anche all’interno dell’Assemblea Regionale come gruppo parlamentare, non possa, legittimamente, partecipare ai tavoli di coalizione per decidere il futuro della nostra terra con le ambizioni proporzionate al suo oggettivo nuovo peso specifico complessivo. Seguendo invece le dichiarazioni del Presidente Musumeci, sembrerebbe che lo stesso voglia frustrare sul nascere questo più che democratico dibattito, interno alla coalizione di centrodestra. Giova riportare la questione su binari di ragionevolezza, evidenziando ciò che dovrebbe essere ovvio, ossia che una cosa sono i ragionamenti in vista di appuntamenti futuri, tutt’altra cosa sono gli accordi di governo attuali che si radicano su un percorso iniziato e che va comunque sul finire. Quello che accadrà per definire “il dopo” interessa tutti i partiti che collaborano agli equilibri della coalizione di centrodestra, di cui la parte politica di riferimento del presidente Musumeci è parte con la stessa dignità di tutti gli altri componenti ed anche della Lega, che 5 anni fa era un partito secondario nello scacchiere regionale, mentre oggi, e soprattutto in previsione di domani, è oggettivamente protagonista anche in Sicilia. Auspico infine, sapendo già che dal Presidente su questi argomenti riceverò come sempre massima attenzione, che il dialogo tra lui e la Lega si focalizzi non tanto su questa diatriba, bensì sui tanti nodi da sciogliere e sui quali come partito e come gruppo parlamentare abbiamo in queste settimane sollecitato, al momento con poche risposte, il governo: dalle autostrade siciliane, alla questione che riguarda i controlli sul bestiame per favorire gli allevatori siciliani, collegata al monte ore dei veterinari convenzionati con le Asp, ai rimborsi ai cacciatori, all’istituzione di una rete di termovalorizzatori, agli ospedali, come quello di Barcellona. La nostra lealtà a questo governo – conclude Catalfamo – si misura sull’attivismo ed attenzione per questi e svariati altri temi e con l’efficacia dell’azione dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali in quota Lega, e non può essere messa in discussione solo perché si ragiona sul futuro, circostanza che, a ben vedere, non costituisce tradimento ma responsabilità nei confronti di scenari e previsioni completamente mutati».
La questione della successione a Palazzo d’Orleans non si limita però alla disputa tra la Lega e Musumeci. Forza Italia ha infatti già ufficializzato il proprio candidato: il sindaco di Messina, Cateno De Luca. Il centrodestra siciliano si spaccherebbe quindi in tre: Nello Musumeci, Nino Minardo e Cateno De Luca. Oltre a ciò sono da registrare le fibrillazioni dell’area centrista, in particolare la Nuova Democrazia Cristiana che si sta aggregando attorno ad un redivivo Totò Cuffaro, che non ha ancora indicato alcun candidato ma che sembra intenzionata a recitate un ruolo da protagonista. Tace il Partito Democratico che potrebbe avere due possibilità di scelta: convergere su un candidato moderato dal profilo alto e autorevole, una sorta di “modello Draghi” anche per la Sicilia, oppure allearsi con il Movimento 5 Stelle e tentare il “colpaccio” grazie alle divisioni del centro destra. A sinistra è già stata ufficializzata la candidatura di Claudio Fava.